IL LARIMAR DI NAMAMālā

Tra tutte, questa pietra, è stata quella che più mi ha ispirato e portato a dedicarle gran parte del mio lavoro.
Forse è stata la sua magica energia, o forse il suo colore, ma come Robert Simmons condivide nel suo libro:

“Il rilassamento è uno dei benefici del Larimar.
Lenisce il corpo emotivo, rilasciando attaccamenti indesiderati e alleviando lo stress. Indossando questa pietra, ci si sente circondati da un’oasi di calma, sempre consapevoli della fondamentale ‘giustizia’ del mondo, indipendentemente dalle circostanze transitorie. Usare queste pietre nel proprio ambiente domestico o lavorativo assicurerà un’atmosfera piacevole e serena.”

Ubicata nel sud ovest della Repubblica Dominicana, qui la natura ha deciso di dare alla luce una gemma preziosa di colore azzurro, nota come la “Pietra di Atlantide”, o “del Delfino” o “dei Caraibi”.

Questo è l’unico posto al mondo, fino ad ora conosciuto, dove è possibile reperirla, tanto che il paese l’ha dichiarata “Pietra Nazionale” il 22 Novembre con il Día Nacional del Larimar.

E’ inoltre una delle pochissime pietre al mondo che conta con la Denominazione di Origine (solo 3 pietre la possiedono e le altre due sono la Chiastolite, nota anche come la “Pietra della Croce” dal Cile e l’Ambra del “Chiapas”, messicana).

Continua la lettura per conoscere la vera storia di questa gemma che ne costituisce un simbolo di identità e patrimonio culturale della Repubblica Dominicana.

Origine e storia del Larimar

Questa pietra si trovava nel paese già da migliaia di anni. Apparendo per la prima volta nella spiaggia, dove il fiume sfociava, gli abitanti della zona la chiamarono la “pietra azzurra” pensando quindi che arrivasse dal mare.

La corrente dell’acqua del fiume di Barahona la trascinava alla riva e da lì al mare, e poi il mare la trasportava nuovamente nella spiaggia, nella sabbia bianca.

Il riferimento più antico che esiste, riguardo la storia del Larimar, risale al 1916 quando un sacerdote botanico spagnolo Miguel Domingo Fuertes Loren, parroco di Barahona, informò l’arcivescovo della presenza di questa pietra in una documentazione scritta del 22 Novembre di quell’anno. Secondo la storia, il sacerdote, avendo fatto numerose spedizioni nella zona, chiese il permesso per esplorare ed estrarre questo minerale ma non gli fu mai approvato.

Dovettero trascorrere moltissimi altri anni prima che si tornasse a parlare ancora di questa misteriosa pietra azzurra e ciò accadde nel 1974 quando l’interesse tornò vivo nel negozio dell’artigiano Miguel Mendez (ubicato nella capitale a Santo Domingo).

Un giorno entrò in negozio una signora con un pezzo di pietra grezza dal colore azzurro chiedendo a Miguel se poteva montarla in un bracciale ma l’artigiano, alla vista della pietra, le spiegò che era difficile lavorare il “Turchese” in quanto non esisteva nel paese l’attrezzatura adatta per farlo.

Ella replicò che non si trattava di Turchese ma bensì di una pietra della Repubblica Dominicana, ed esattamente proveniente dalla spiaggia di Barahona. Aggiunse inoltre che proprio in quel posto era possibile vedere i bambini giocare con questa pietra raccogliendone i ciottoli in bottiglie.

Miguel si rivolse al suo amico, il geologo americano Norman Rilling, raccontandogli quanto le aveva riferito la cliente e accendendo anche lui la curiosità tanto che, da li a poco, si misero in azione per pianificare il viaggio e verificare personalmente questa magica storia e a cercare il “tesoro” nascosto.

A Barahona, entrati in possesso di alcune pietre, le inviarono al padre di Normal, in California, che di professione lavorava il marmo. Quest’ultimo gli rinviò una pietra scolpita e levigata a forma di cuore con una nota che diceva che la pietra, si’ era difficile da lavorare, ma era possibile farlo.

Miguel iniziò a reperire pietre grezze e a lavorarle direttamente nel suo negozio riscontrando un enorme successo e decisero di inviare un pezzo di grezzo al Smithsonian Institution (il più grande complesso museale e di ricerca del mondo) il quale rispose che la pietra era solo uno scarto industriale, ma non si diedero per vinti e inviarono quindi un’altra mostra, più grande.

Il responso fu che la pietra era una pectolite datata con circa 35 millioni di anni e che, associata ad altri minerali, le conferivano quel colore blu.

Miguel decise così di coniare il nome “Larimar” alla pietra come omaggio a sua figlia Larissa, associando il nome “Lar” con “mar” per il suo colore che ricorda appunto il mare dei Caraibi.

Prima che il suo amico Norman partì per abbandonare il paese, gli consigliò di investigare meglio se realmente la provenienza della pietra fosse dal fiume.

Da lì a poco Miguel, venne a conoscenza che delle pietre furono ritrovate anche nella montagna, e risalendo all’origine del fiume, scoprì il luogo esatto in cui oggi troviamo l’unica miniera al mondo.

Cos'è il Larimar?

E’ una rara varietà di pectolite e sebbene siano state trovate molte pectoliti in vari posti del mondo, nessuna ha la colorazione del Larimar.

Un colore che va dall’azzurro cielo al verde acqua con venature di bianco, passando per tutta la gamma dei colori del marrone e con dentro un essenza di terra, fuoco, aria e mare.

Possiede origini vulcaniche e nel suo interno scorre la lava, il rame con inclusioni di ferro, il magnesio, leghe di manganese, creando cosi’ un mosaico di colori e materiali.

E’ sorprendente sapere che una serie di eventi a noi sconosciuti hanno dato vita a questa pietra una sola volta e in un solo unico punto in tutto il mondo.

Le miniere

Da quando si è scoperto che aveva origine proprio dalla montagna, la comunità si è convertita in un distretto minerario.

La natura ha dato pertanto un grandissimo beneficio alla popolazione convertendola in una zona franca e ciò ha portato, come conseguenza, tantissimi posti di lavoro nella miniera e la nascita di una nuova professione: l’artigiano.

Raggiungere il luogo dove la si estrae e nasce non è facile e infatti una parte dei minatori si è trasferita lì proprio per estrarla e lavorarla.

I buchi delle miniere al momento sono una ventina, sia in verticale che in orizzontale e le cooperative che la gestiscono sono tre in tutto le quali destinano un 10% a opere di beni sociali per la comunità e il restante viene diviso in parti uguali.

I buchi in verticale sono di circa 50 metri mentre quelli in orizzontale tra i 50 e i 100 metri e in quest’ultimi partono poi altri buchi sempre in verticale, scendendo a un’altra profondità.

Ad esempio, ci sono buchi che scendono anche in tre fasi con una profondità di circa 150 metri e ognuno viene costruito con tronchi di legno in modo tale che la terra non collassi.

I minatori sanno che quando scavando e la terra inizia a colorarsi di rosso, è un chiaro segnale che da li a poco vedranno comparire il Larimar.

A distanza di anni è iniziato un processo di miglioramento nell’estrazione con una notevole qualità del lavoro per ridurre al minimo i rischi partendo dall’intero impianto elettrico (che era il maggior responsabile inizialmente degli incidenti) e istruendo correttamente i minatori con il giusto addestramento.

Gli artigiani

Gli artigiani sono coloro che con mani e cuore stampano il loro sigillo personale e unico nel Larimar, sono gli artisti della pietra, una parte essenziale per lo sviluppo di questo mercato.

Nel 2014, nel paese di Barahona, è nato il Laboratorio Scolastico del Larimar in cui vengono reclutati gli studenti. Questi giovani diventeranno artigiani e attraverso questo luogo potranno fare le mostre dei propri gioielli e metterli nel mercato per il commercio.

Anni fa la gente di questo paese si dedicava esclusivamente all’agricoltura, alla raccolta delle conchiglie nelle spiagge e alla falegnameria ma, da circa 20 anni, il principale, e più diffuso, lavoro consiste proprio nell’artigianato.

 

Intere famiglie vivono quindi di questa attività, e i propri figli e le generazioni future hanno la possibilità di studiare, formarsi ed apprendere nuove tecniche di lavorazione e godere anche loro di questo perché si difende ciò che si conosce e si ama: la Natura ha dato loro questo tesoro e loro con orgoglio lo compartono con tutto il mondo.

E’ incredibile per me poter visitare e ricevere affetto da quelle mani che estraggono il Larimar perché alla fine queste persone rischiano la loro vita ogni giorno, svolgendo il loro lavoro con amore e passione per far si che una delle pietre più belle al mondo possa raggiungere la luce e le nostre mani.

Il processo di lavorazione

Dal 2016, attraverso le nostre partnership, ogni gioiello Larimar Namamālā supporta direttamente i minatori e artigiani locali. Abbiamo quindi il privilegio unico di sapere che ogni pezzo prodotto e venduto avrà un impatto positivo e diretto nella loro famiglia fornendo loro lavoro e reddito.

Tutte le pietre sono naturali e non hanno ricevuto nessun trattamento.

Perché sei più cara delle altre?

REPERIBILITà

E’ una pietra rara che si trova solo in un punto nella regione montuosa, e di non facile accesso, di Barahona, nella parte sud-occidentale della Repubblica Dominicana.

E’ classificata come l’unica Pectolite blu presente sulla crosta terrestre.

LAVORAZIONE

Secondo la legge c’è il divieto di esportarlo al grezzo con l’obbligo quindi di farlo lavorare nel paese. Durante tutti questi anni, gli artigiani locali, sono diventati sempre più abili nella sua lavorazione ma quasi tutto il processo avviene ancora manualmente.

TROPPI SCARTI

Per scolpire una pietra e darle la forma che si desidera è un processo molto complesso.

Ci sono moltissimi sprechi durante la produzione, poiché l’intero processo, estrazione, taglio e lucidatura, è praticamente tutto realizzato a mano con macchinari non all’avanguardia.

FUTURO

Poiché la domanda continua a crescere, sta diventando sempre più difficile e i minatori devono scavare più a fondo per estrarla. I rilevamenti geologici non sono stati in grado di determinare le dimensioni esatte della miniera, quindi nessuno è davvero sicuro di quanta ne sia rimasta.

Con la rapida riduzione delle scorte, è solo questione di tempo prima che la “Pietra di Atlantide” diventi una leggenda.

Classificazione qualità dei Colori

AAA grado Larimar

Colore estremamente raro e  si stima che di tutto quello estratto meno dell’1% sia di questa qualità.

Anche chiamato “dorso di tartaruga” per la somiglianza.

AAA

AA grado Larimar

Anche questo è molto raro e corrisponde a circa il 5% estratto. E’ utilizzato soprattutto per gioielli di fascia molto alta. 

Può avere i motivi del dorso della tartaruga.

AA

A grado Larimar

E’ il colore più richiesto, molto difficile da trovare ma non è così raro come “AAA” e “AA”.

Non è destinato alla vendita per chiunque. Lo trovi nella Collezione Larimar Namamālā.

A

B grado Larimar

Il più venduto.

La maggior parte dei fornitori lo  “spaccia” per “A” ma quella qualità è senza inclusioni con acquirenti preimpostati riservata a chi compra al grezzo o grosse quantità.

B

Bassa qualità Larimar

Da un blu chiaro a un verde. E’ considerato di qualità inferiore: è quello che troverai nei negozi turistici di tutta la RD!

In genere è quello del: “ma io l’ho comprato a meno in vacanza”

BASSA

Verde qualità Larimar

Proprio come il Larimar blu, anche questo è disponibile in varie tonalità di verde. Sebbene il mercato non ami molto questo colore, il suo prezzo è decisamente molto più economico.  

VERDE

Rosso qualità Larimar

Ha una maggiore concentrazione di rame. Questo colore non è molto popolare come gli altri colori ma se il rosso è brillante e particolare vale di più rispetto al rosso pallido misto bianco. 

ROSSO

* L’intensità del colore cambia moltissimo a seconda della luce circostante.

Esempio: una pietra di Larimar in inverno apparirà molto più chiara rispetto alla stessa pietra, guardata nello stesso luogo, ma in primavera/estate con una bella luce solare calda.